Tabernacolo a sportelli con "Madonna col Bambino e storie di Cristo" (Trittico Marzolini)

Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

Nella grande sala della Galleria Nazionale dell’Umbria dedicata all’arte del Duecento campeggia, perfettamente conservato, un tabernacolo a sportelli (inv. 877) senza dubbio da annoverarsi fra le opere più significative e culturalmente complesse del XIII secolo.

Sconosciuto alla critica fino alla sua apparizione alla Mostra d’Antica Arte Umbra del 1907 a Perugia, al tempo nelle disponibilità del prelato perugino mons. Nazzareno Marzolini (1844-1917), il Tabernacolo di forma cuspidata presenta nel pannello centrale la Vergine con Bambino, nell’iconografia bizantina della Eleusa (Tenera Madre) in cui Madre e Figlio sono raffigurati guancia a guancia, pur nel rigido linearismo che caratterizza il dipinto. Sul lato interno dei laterali, visibili con le ante aperte, diciassette riquadri con Storie della vita di Cristo, dall’Annunciazione alla Pentecoste, con riferimenti ai Vangeli apocrifi e corredati da iscrizioni in latino. All’esterno dei laterali, visibili quindi ad ante chiuse, sono raffigurati invece San Francesco e Santa Chiara (che una parte della critica considera di altra mano e poco più tarde). Con i laterali aperti l’opera raggiunge le dimensioni considerevoli di 190 cm d’altezza per 215 cm di larghezza. Sebbene ne sia stata accertata la presenza almeno fra XVIII e XIX secolo nel monastero francescano femminile di Sant’Agnese (fondato nel 1296) attraverso un inventario del 1810, tuttavia difficilmente fu quella la destinazione originale. La critica è divisa fra una possibile originaria collocazione in un sito comunque francescano, maschile o femminile (cfr. Belting, De Marchi, Piagnani, Zappasodi), oppure, e si spiega così l’interesse per quest’opera nel presente contesto, dalla chiesa templare di San Bevignate di Perugia, come proposto anni fa da Pietro Scarpellini (seguito da Curzi, Pantanella).

L’ipotesi si fonda su precedenti aperture di Kurt Weitzmann (1963 e 1966), che pur accettando l’attribuzione del trittico ad un artista umbro attorno al 1275-85 (proposta da Garrison), ne avvicinava la commistione di caratteri bizantini e occidentali a quella ravvisabile nelle opere realizzate negli atelier di Terrasanta della seconda metà del XIII secolo. Stile che Hans Belting in un fondamentale convegno sul tema dei rapporti fra medio oriente e occidente nell’arte del XIII secolo svoltosi nel 1979 definirà “lingua franca”. Un sincretismo culturale che non riguarda solo tavole dipinte, ma anche codici miniati prodotti in un importante scriptorium collocato ad Acri e sviluppatosi soprattutto dal 1250 con la presenza nella roccaforte crociata del re di Francia Luigi IX (Buchthal), dal quale uscì il raffinato Messale del Museo Capitolare di Perugia. Col progredire degli studi sul Trittico, ulteriori affinità vennero ravvisate fra alcune scene delle storie di Cristo e la miniatura della Cilicia armena (Pace).

Scarpellini (1987) ritenne così che a far da tramite per la penetrazione di un’opera con simili caratteristiche a Perugia potessero essere stati i Templari, stabilitisi nella chiesa di San Bevignate fondata nel 1256 poco fuori le mura della città, edificio cui l’opera doveva essere destinata. Proprio in San Bevignate, infatti, una serie di affreschi di elevata qualità raffiguranti gli Apostoli, disposti lungo le pareti, realizzati probabilmente attorno al 1283 quando ne era precettore il francese Guglielmo Charnier, presentano caratteri stilistici affini e altrettanto “ibridi”. L’elemento che a suo avviso costituiva una traccia molto significativa per legare il Trittico a San Bevignate è la presenza, nella scena della Presentazione al Tempio sull’anta sinistra, sotto l’architettura alludente al Tempio di Salomone a Gerusalemme, di una croce patente con terminali a forcella, di colore rosso, sul fronte della tovaglia d’altare. Simbolo interpretato come un diretto riferimento all’Ordine del Tempio, perché proprio presso l’area dove sorgeva il Tempio di Salomone, poi occupata dalla Moschea di al-Aqsa e ancora dal palazzo del re latino di Gerusalemme Baldovino II, i Templari ebbero la loro sede gerosolimitana offertagli dallo stesso monarca.

L’autore del Trittico, fermi restando i suoi rifermenti culturali all’ambiente dell’Oriente bizantino e di Terrasanta, è certamente un pittore occidentale, anche se è più difficile stabilirne precisamente la provenienza, variamente ricondotta dagli studiosi all’ambiente umbro, toscano o veneziano, con una datazione dell’opera che oscilla per lo più tra ottavo e nono decennio del XIII secolo; verso gli anni Ottanta spinge anche l’andamento più naturale delle pieghe del velo della Vergine. Altrettanto indubbio è che al suo apparire non mancarono immediate ripercussioni sull’ambiente locale, visibili in diversi affreschi e tavole realizzate entro l’ultimo quarto del secolo tra Perugia e dintorni.

Quanto ai due santi francescani sull’esterno degli sportelli del Trittico, nell’ipotesi di Scarpellini sarebbero stati aggiunti, imitando lo stile dell’interno, dopo il passaggio ad un insediamento francescano. Ciò a seguito della nomina da parte di Clemente V, nel 1307, dei francescani come inquisitori nel processo ai Templari e del contestuale incarico loro affidato di requisirne i beni (parte della critica li considera invece coevi alle figure principali, fatto che implica una originaria destinazione francescana).

Al di là della provenienza dalla chiesa Templare di San Bevignate, o invece da un contesto francescano (ordine comunque fortemente radicato in Terrasanta e a Costantinopoli fra i primi ad adottare in Italia, già verso il 1230, per le tavole dipinte, il linguaggio di stretta aderenza bizantina che Vasari definiva “maniera greca”), l’aspetto che va qui sottolineato è che il Trittico Marzolini resta un ponte ideale tra cultura occidentale ed orientale nella seconda metà del Duecento. Un secolo, il XIII, in cui nella pittura italiana, tanto nelle opere collegate alla cosiddetta “lingua franca”, quanto per quelle debitrici verso modelli più direttamente tardo comneni e protopaleologi, è evidente il portato dell’incontro tra Oriente e Occidente dovuto alla nascita dell’Impero Latino di Costantinopoli (1204), così come, in una prospettiva più ampia, dell’occupazione di Siria, Palestina e Cipro da parte dei crociati; con la conseguente circolazione di armate, pellegrini, merci, ma anche artisti e opere d’arte sulle diverse sponde del Mediterraneo.

(Mirko Santanicchia)

Crediti fotografici: Galleria Nazionale dell’Umbria; Bernardino Sperandio (esterno laterali)

MAPPA

Indirizzo: corso Vannucci 19 06123 Perugia
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In sintesi

  • Proprietà: Stato italiano
  • Gestore biglietteria: Società Cooperativa Sistema Museo
  • Ingresso: a pagamento
  • Giorno di chiusura: lunedì
  • Orari e tariffe d’ingresso: gallerianazionaledellumbria.it
  • Audio-guida: sì (in italiano e inglese)
  • Visite guidate su prenotazione: sì (in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo)
  • Aperture straordinarie su prenotazione: sì (concordate con la Direzione e a pagamento)
  • Laboratori didattici su prenotazione: sì
  • Bookshop: sì
  • Accesso ai disabili: sì
  • Parcheggio: www.sabait.it
  • Trasporti pubblici: autobus (direzione Centro) e minimetrò (terminal Pincetto)
  • Regione: Umbria
  • Provincia: PG
  • Comune: Perugia
  • Indirizzo: corso Vannucci 19 06123 Perugia
  • Telefono biglietteria/bookshop: +39 075 5721009 (ore 8.30-19.30 escluso il lunedì)
  • Email: gnu@sistemamuseo.it - gan-umb@beniculturali.it
  • Sito ufficiale: gallerianazionaledellumbria.it

Per saperne di più

BIBLIOGRAFIA
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E. ZAPPASODI, La croce dipinta in Umbria al tempo di Giunta e di Giotto, tra eleganze dolorose e coinvolgimento emotivo, in Francesco e la Croce dipinta, catalogo della mostra (Perugia, 30 ottobre 2016 – 29 gennaio 2017), a cura di M. PIERINI, Cinisello Balsamo 2016, pp. 69-101: pp. 82 e 98.
M. PIERINI, L’arte medievale alla mostra del 1907 tra sfortuna critica e prime riconsiderazioni, in C. GALASSI E M. PIERINI ( a cura di), Tutta l’Umbria una mostra. La mostra del 1907 e l’arte umbra tra Medioevo e Rinascimento, Catalogo della mostra (Perugia, 11 marzo - 10 giugno 2018), Cinisello Balsamo 2018, pp. 57-118.
E. ZAPPASODI, Sorores reclusae. Spazi di clausura e immagini dipinte in Umbria fra XIII e XIV secolo, Firenze 2018, pp. 169-170.

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