Rocca di Vulci

Viterbo, Rocca di Vulci

In numerose occasioni i cavalieri templari svolsero importanti incarichi presso la corte papale, in qualità di ostiari, cubiculari o semplici consiglieri. Tra questi, il più importante fu certo fra’ Bonvicino, promotore della costruzione della chiesa templare di San Bevignate di Perugia, il quale fu al servizio di Gregorio IX, Innocenzo IV, Alessandro IV e Urbano IV.

I pontefici si rivolsero ai templari anche per compiti particolari: nel 1283, ad esempio, fra’ Uguccione da Vercelli venne inviato da Bonifacio VIII a riportare nel possesso della Chiesa il castello di Palazzolo, nei pressi di Orte, occupato abusivamente da nobili romani; nel 1302 fu incaricato dallo stesso papa di abbattere la rocca di Agnese, edificata dagli abitanti di Rieti senza l’autorizzazione.

Inoltre affidarono loro anche il controllo di alcuni castelli entrati a far parte dei territori della Chiesa per acquisizione e conquista: nel 1233 fra’ Rainaldo ricevette la castellania della Rocca di Paliano (Frosinone), la cui metà era di proprietà dell’Ordine; l’anno seguente fra’ Mauro tenne il maschio di Lariano e il castrum di Ariccia (Roma); nel 1262 la rocca di Cesi, nella diocesi di Spoleto, venne affidata a fra’ Berardo di Gallercetto.

Questi incarichi furono anche temporanei, in attesa di dirimere vertenze locali, come quella che nel 1263 opponeva la Chiesa a Raynaldo di Genna, a proposito della rocca di Trevi nel Lazio (Frosinone), la quale, nelle more della decisione, venne amministrata da fra’ Martino.

Alcuni cavalieri dimostrarono una particolare abilità nella gestione dei castelli papali, al punto di ricevere più incarichi. È il caso di fra’ Paolo che, nominato nel 1290 castellano di Cencelle e di Monte Cocozzone (sui Monti della Tolfa, non lontano da Civitavecchia), appena tre anni più tardi era stato incaricato di tenere la rocca di Vulci e del vicino Castel Ghezzo fino al 1295.

D’altra parte la rocca, proprietà benedettina e poi cistercense, era strategicamente troppo importante per poter essere gestita da monaci che non fossero anche militari. La struttura, infatti, controllava il ponte etrusco-medievale sul fiume Fiora, sul quale correva un’antica via doganale che collegava la zona mineraria del Monte Amiata con la costa tirrenica e con la via Aurelia in direzione di Roma: oltre alla sorveglianza armata, probabilmente il castellano templare riscuoteva anche il dazio sulle merci in transito.

La rocca è oggi sede del Museo archeologico di Vulci.

(Enzo Valentini)

Referenze fotografiche: Enzo Valentini

MAPPA

Indirizzo: Loc. La Badia, Canino, 01011 Viterbo VT
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In sintesi

Per saperne di più

BIBLIOGRAFIA
O. TOTI, La città medievale di Centocelle, Allumiere 1958.
E. LUCCHESI, Torri, castelli e città del viterbese, Roma 1984.
A.M. SGUBINI MORETTI, Vulci e il suo territorio, Roma 1993.
E. VALENTINI, I Templari a Civitavecchia e nel territorio fra Tarquinia a Cerveteri, Tuscania 2008.
E. VALENTINI, La presenza templare nel Lazio, in C. GUZZO (a cura di), I Templari nell’Italia centro-meridionale. Storia e architettura, Tuscania 2017, pp. 131-166.

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